Suono il pianoforte dall’età di 8 anni e la passione per la musica non mi ha mai abbandonato; attualmente sono iscritta al Triennio Accademico del Conservatorio di Cagliari.

Così dedico parte della mia formazione ad approfondire i rapporti e le relazioni che intercorrono tra questa particolare forma d’arte e le neuroscienze: un campo ancora poco indagato ma nel quale le ricerche iniziano a farsi sempre più numerose. E, ovviamente, vado alla ricerca di metodi e possibilità per integrare le nuove scoperte nella pratica clinica e nella riabilitazione cognitiva. Ho così approfondito gli aspetti cognitivi legati all’elaborazione e alla produzione musicale attraverso la frequenza al corso di Perfezionamento in “Musica, musicoterapia e neurologia” presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Ferrara.

L’ascolto e la produzione musicale attivano contemporaneamente aree corticali e sottocorticali, stimolando in maniera diretta e indiretta diverse funzioni cognitive tra cui l’attenzione, la memoria, la pianificazione del movimento e la cognizione spaziale. Inoltre l’atto musicale attiva il sistema limbico e il sistema neurovegetativo, responsabili della percezione ed elaborazione delle emozioni e dei correlati neurofisiologici associati. La musica stimola inoltre un’attivazione motoria e cognitiva, il che la rende un potenziale strumento efficace per la riabilitazione.

La letteratura riguardante l’utilizzo di interventi riabilitativi attraverso la musica è in continuo sviluppo. Eccone alcuni esempi:

Le ricerche sull’utilizzo della musica nell’intervento con bambini ADHD hanno messo in luce:

  • incremento dell’attenzione e di altre funzioni cognitive, tra cui il potenziamento della memoria a breve termine, l’ottimizzazione dell’elaborazione delle informazioni e riduzione della distraibilità (Morton et al., 1990)
  • controllo dell’impulsività: miglioramento delle capacità di ascoltare gli altri ed incremento dei livelli di partecipazione ai lavori di gruppo (Rickson, 2006)
  • gestione delle emozioni: la musica è uno strumento efficace per favorire l’espressione e la regolazione delle emozioni.

Musica e DSA: alcuni studi mettono in luce il ruolo del ritmo nei processi di percezione e produzione fonologica. I risultati di tali studi dimostrano come la pratica musicale può avere un effetto causale in abilità linguistiche che risultano selettivamente compromesse nei bambini dislessici, in particolare nella consapevolezza fonologica e nelle abilità di lettura, grazie a un miglioramento nelle capacità ritmiche e metriche. L’esercizio di queste abilità sembrerebbe tradursi in un miglioramento dell’elaborazione uditiva, nella sensibilità alla prosodia e alla fonemica, nella capacità di sequenziamento e nell’orientamento uditivo dell’attenzione. (Flaugnacco et al., 2015).

Nel campo della demenza, diversi articoli documentano l’efficacia della musica nel trattamento dei sintomi comportamentali e psicologici della demenza, nel facilitare la comunicazione e le relazioni interpersonali, ma anche nello stimolare alcune funzioni cognitive come la memoria, funzioni esecutive, capacità verbali e attenzione. Altri studi descrivono come le funzioni cognitive legate alla musica rimangono stabili per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre, e questo supporta il potenziale valore dell’utilizzo degli elementi sonori per la stimolazione cognitiva anche in presenza di un significativo declino.